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La politica economica italiana alla prova del sentiero stretto

“Chiuso l’accordo sul nuovo Patto di Stabilità a Bruxelles si apre, per l’esecutivo di Giorgia Meloni, la stagione della cinghia stretta”, così titolava recentemente un importante quotidiano economico.

Questo perché con le nuove regole ogni mossa del Governo in carica dovrà prima essere vagliata e approvata dalla Commissione Europea.

Sempre a Bruxelles hanno fissato il percorso del rientro dal deficit e dal debito.

Occorre tener presente quattro date per capire quanto sia complicata la situazione dei nostri conti pubblici: il 15 febbraio, il 13 giugno, il 21 giugno e il 20 settembre.

  1. La Commisione Europea rendendo pubblici i dati delle previsioni economiche invernali conferma una contrazione della crescita per tutta l’Unione e anche per l’Italia. (Prospettiva confermata dal governatore Fabio Panetta al Forex di Genova)
  2. La seconda data è quella del 13 giugno, subito dopo le elezioni europee l’esecutivo europeo uscente renderà note le procedure per il deficit eccessivo e l’Italia sarà nell’elenco dei Paesi cosiddetti “cattivi” assieme alla Francia.

Per il nostro Paese questa ammonizione accompagnata da un debito altissimo (il secondo in Europa ) equivale a un campanello di allarme che ci obbliga a rinunce espansive sul piano della spesa pubblica.

  1. La terza data è quella del 21 giugno: la Commissione Europea dovrà presentare, in base al nuovo Patto di Stabilità, gli obiettivi di aggiustamento dei conti pubblici a medio termine. Così nel concreto verrà indicato come e quanto dovrà ridursi il deficit ma anche il debito per i successivi quattro anni.
  2. A quel punto l’Italia entro il 20 settembre dovrà formulare un piano pluriennale di spesa che sia in grado di garantire il rispetto in quattro anni (estendibili a 7) del deficit al di sotto del 3 per cento.

Con queste premesse appare logico affermare che nel prossimo futuro le scelte per la politica di bilancio l’Italia dovrà concordarle con Bruxelles.

E il Governo in carica dovrà collocare le sue scelte all’interno di questa cornice finanziaria.

 

L’autore è stato sottosegretario di Stato con delega al bilancio nei governi Ciampi e Berlusconi I e presidente della VIII Commissione nelle legislature XV e XVI

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