Draghi e più poteri all’Agenzia europea dell’Energia
Gli editorialisti dei maggiori quotidiani concordano oggi nel definire la nuova strategia di Putin.
Premesso che dopo sei mesi di guerra, Kiev continua a resistere grazie agli aiuti di UE e NATO, a Mosca hanno capito che l’unica strada per prevalere in Ucraina è disgregare, far venire meno il fronte unito e saldo degli europei e degli americani.
Essendosi dimostrati gli alleati occidentali decisivi su forniture di armi e sulle sanzioni alla Russia, la nuova strategia di Putin si sta concentrando sul gas.
Mosca ha così deciso di diminuire i flussi di forniture di gas naturale per i diversi Paesi Europei al fine di far crescere i prezzi e creare instabilità economica e sociale in vista dei mesi invernali quando il consumo aumenterà.
Questa nuova strategia potrà risultare vincente se e in quanto la UE non sarà al più presto in grado di parlare con una sola voce, avendo trovato al proprio interno una linea comune.
A Bruxelles, infatti:
- non si è riusciti a trovare un accordo su acquisti comuni di gas dai Paesi fornitori;
- non si è riusciti a creare un fondo comune per sostenere possibili sussidi;
- non si è riusciti a superare la spaccatura sulla proposta Italo/Francese di creare un tetto comune europeo al prezzo del gas, a causa della ferrea opposizione di Olanda e soprattutto,della Germania.
Insomma la strategia di Putin rischia di essere vincente a causa delle divisioni esistenti fra i partner europei.
A onor del vero va detto che l’Italia di Draghi In Europa è il Paese che sta facendo meglio grazie ai nuovi accordi con Algeria, Azerbaijan, Qatar, Paesi sub–sahariani, che consentiranno di diminuire la dipendenza da Mosca dal 40 al 10 per centro del fabbisogno annuale .
Per diminuirla ulteriormente abbiamo però bisogno di rigassificatori grazie ai quali potremmo ricevere gas liquido via mare da fornitori lontani come USA, CANADA e AUSTRALIA.
Come superare queste divisioni? Forse agli attuali leader europei potrebbe essere di aiuto una rilettura di quanto deciso a Parigi nel 1951 e a Roma nel 1957.
Nel 1951 a Parigi con l’adesione di Germania, Francia, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo venne istituita un’Alta Autorità la CECA (Comunità Europea Carbone e Acciaio) per governare i processi produttivi di questi settori strategici.
E dopo 6 anni, nel 1957, a Roma venne sottoscritto il Trattato che diede vita alla CEE (Comunità Economica Europea).
Tre leader cattolici, uomini di frontiera, Robert Schuman, Konrad Adenaurer e Alcide De Gasperi diedero così vita all’Unione Europea dopo aver stretto un patto solido sul piano economico produttivo.
Questa strategia fu vincente per la sua gradualità e per la credibilità dei suoi protagonisti.
Oggi alle prese con una crisi economica e sociale aggravata dall’inflazione causata dall’aumento dei costi dell’energia, con la guerra della Russia contro l’Ucraina alle nostre porte che mette a rischio la sicurezza europea, l’Europa deve accelerare le proprie scelte strategiche: dotarsi di una politica della difesa comune, di una politica estera comune.
Ci vorrà tempo ma la strada è tracciata e non ha alternative.
In attesa di tutto ciò il Governo, che sarà espressione del Parlamento che andremmo ad eleggere il prossimo 25 settembre, dovrebbe richiedere di affidare nuovi e maggiori poteri all’Agenzia Europea dell’Energia istituita nel 2011.
E sarebbe un bel segnale se il Centro Destra favorito nel sondaggi e il centro sinistra di Letta indicassero fin d’ora il nome di Mario Draghi quale Presidente della nuova Agenzia Europea dell’Energia.