Scrivi per cercare

Riflessioni Ultim'ora

Caso Becciu, cresce il fronte innocentista

Si avvicina ormai a passi veloci la sentenza del processo che ha fatto scalpore. Il primo dopo cinquecento anni in cui in Vaticano sia stato mandato a giudizio un cardinale, in questo caso Angelo Becciu. 

L’impianto accusatorio, a distanza di due anni, si è molto indebolito e ciò ha portato ad alcune prese di posizione di grande rilievo nelle ultime ore. La più significativa è sicuramente quella di Alberto Melloni, storico del Cristianesimo e insigne studioso del Concilio Vaticano II, allievo del prof. Giuseppe Alberigo. 

Nel fondo dal titolo «Potere del Papa e Giustizia Vaticana», Melloni sulla rivista online de Il Mulino scrive tra l’altro: «Se è noto che ci sono stati alcuni funzionari curiali di secondo che prendevano tangenti per guidare gli investimenti dei fondi giacenti, nessuno ha mai nemmeno adombrato che l’ex sostituto oggi in disgrazia (Becciu) o il sostituto in carica (Pena Parra) coinvolti nell’acquisto e nella vendita si siano presi per sé un euro del prezzo pagato o incassato. Nemmeno il prof. Diddi, che però indossando da novizio i panni dell’accusatore, più che evocare fatti comprovati, ha indicato Becciu come un farabutto che, senza avere un perché, voleva ingannare Francesco».

Per parte sua Avvenire, in un articolo a firma Mimmo Muolo dedicato alla cronaca del processo che dà conto dell’arringa di Giandomenico Caiazza, legale del finanziere Raffele Mincione, riporta le parole dell’avvocato quando ha affermato: «il promotore di giustizia ha costruito una bolla in cui i fatti possono essere rappresentati in maniera funzionale alle tesi dell’accusa» ma «su tutti questi aspetti decisivi non c’è un’oncia di verità». Caiazza non è un avvocato come gli altri. Fino a poche settimane fa era il presidente dei penalisti italiani ed è l’uomo che ha più volte sfidato in televisione Piercamillo Davigo. Si tratta di un avvocato dal profilo decisamente autorevole.

Nello stesso articolo, il quotidiano della Cei osserva, senza sfumature, che «la settimana scorsa gli avvocati del cardinale Becciu hanno smontato le varie accuse rivolte al loro assistito». 

D’altro canto, la posizione più interessante nei confronti del cardinale è quella del settimanale l’Espresso, protagonista dello scoppio del caso ormai circa tre anni fa. Scriveva la settimana scorsa lo storico periodico: «Il cardinale Giovanni Angelo Becciu gira per Roma in macchina. Ed è facile riconoscerlo mentre è in viaggio: perché guida una vecchissima Mazda Demio, una delle poche ancora in circolazione, nello stato meccanico di ‘Spero di arrivare a destinazione senza guasti’. Chi è attratto dalla vista del veicolo alza gli occhi per vedere chi è l’autista: si tratta proprio dell’alto prelato, accusato in Vaticano di essersi arricchito perseguendo il proprio tornaconto economico». Insomma, da quelle parti sembrano non credere più alle accuse iniziali. 

La stampa cattolica internazionale non manca all’appello. Anche «Inside the Vatican» si è occupato del «caso Mazda» che ha suscitato non poche ironie, perché sentire parlare di affari milionari e poi sapere che il cardinale al centro delle accuse gira non con un’auto di lusso ma con una vettura economica vecchia di vent’anni non può che fare riflettere. In proposito il giornalista di «Inside the Vatican» sottolinea: «Come ho appreso oggi, l’auto di Becciu è una Mazda Demio del 2001. Le Mazda Demio sono state prodotte dal 1996 al 2002. Quello di Becciu è un 2001. Quindi ha 22 anni. Se cerchi il valore di una Mazda Demio del 2001, scoprirai che vale tra poco meno di 1.000 euro e poco più di 2.000 euro, a seconda delle sue condizioni… Insomma, è un’auto che vale anche meno di… una Ford Focus…». Il giornalista allude esplicitamente alla storica auto di Papa Francesco.

Tags:

Leave a Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *