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Migliori studi 2023/ Andrea Cianci (Cianci Law): “Riforma Cartabia impatta immediatamente su strategie difensive”

Avv. Andrea Cianci

 

Per la serie “Migliori studi legali 2023”, Diritto & Affari intervista l’avv. Andrea Cianci, fondatore dello studio Cianci / Law Avvocati. L’avvocato Cianci si dedica ad attività di assistenza e difesa giudiziale, di consulenza extra-giudiziale in favore di soggetti imprenditoriali, professionisti, pubbliche amministrazioni, enti e privati, con particolare riferimento all’ambito del diritto penale dell’economia, del diritto penale dell’impresa ed in genere dei c.d. white collars crimes e delle misure di prevenzione e del processo penale al patrimonio.

Lo Studio, con sede principale a Torino, è operativo su tutto il territorio nazionale e offre assistenza, consulenza e difesa nell’ambito del diritto penale, a tutela delle persone fisiche e giuridiche, degli enti e del patrimonio. Insieme ad “Imperato e Associati” dà vita ad una struttura profondamente integrata, moderna ed efficiente, che, grazie a coerenti competenze multidisciplinari ed all’innovazione, si propone quale punto di riferimento sia per il diritto penale d’impresa, della pubblica amministrazione sia per il diritto tributario.

 

Quali sono i primi effetti concreti della riforma Cartabia? E in particolare come influisce sulla strategia difensiva il criterio della “ragionevole previsione di condanna”?

È certamente presto per stilare un bilancio in ordine agli effetti concreti della Riforma Cartabia sul processo penale. In particolare, le auspicate ricadute positive sulla durata dei processi non sono state ancora apprezzate nella prassi e del resto il processo penale telematico deve ancora essere messo a regime. Il giudizio, quindi, deve necessariamente essere rimandato. È indubbio, invece, l’impatto immediato della Riforma sulle strategie difensive. Il nuovo criterio della “ragionevole previsione di condanna” ha comportato l’anticipazione delle iniziative difensive, allo scopo di cogliere le opportunità di way-out dal processo già nella fase delle indagini preliminari, ovvero nell’udienza preliminare. Qualche frutto è stato già raccolto nei procedimenti penali post-Cartabia, con il vantaggio di sgravare la fase processuale, a tutto beneficio della parte assistita e della tenuta complessiva del sistema. Per contro, l’esperienza maturata nel corso della partecipazione alle prime udienze pre- dibattimentali è piuttosto deludente, in quanto la relativa fase appare caratterizzata da una sostanziale assenza di filtro effettivo, con una tendenza alla burocratizzazione.

 

Fatte salve le giuste esigenze di maggiore efficienza e rapidità del procedimento, esiste un rischio di snaturamento del processo penale a causa della digitalizzazione e del crescente ricorso all’intelligenza artificiale?

In prospettiva, il dibattimento tenderà inevitabilmente ad assumere le sembianze dell’extrema ratio, quando i riti alternativi risultino ineleggibili e le possibilità di definizione anticipata appiano precluse. Preoccupa, in proiezione, che il processo possa risultare, nei fatti, ipotecato, laddove si giunga infine a celebrarlo, in quanto nei fatti – e nelle opinioni – condizionato sfavorevolmente dal precedente vaglio prognostico di “ragionevole condanna” operato dal Giudice dell’udienza predibattimentale o dal GUP. Anche la caratteristica tipica di “oralità” del processo penale potrà risentirne, posto che l’anticipazione necessitata delle difese – di cui si è detto – determinerà il frequente ricorso allo scritto, sotto forma vuoi di memorie, vuoi di formazione del fascicolo del difensore nell’ambito delle investigazioni difensive. Ciò induce a sottolineare, per inciso, anche l’importanza degli aspetti di etica comportamentale nella fase di raccolta “privata” della prova. L’impatto, inevitabile ma a mio parere auspicabile, della progressiva digitalizzazione dovrà essere verificato in concreto. È chiaro, tuttavia, che la tecnologia ed i nuovi strumenti, intelligenza artificiale inclusa, condurranno inesorabilmente ad una profonda trasformazione dei modelli con cui buona parte dell’avvocatura si è fin qui dovuta confrontare. Si tratta di una sfida stimolante, che potrà offrire a mio avviso opportunità, accanto alle note insidie. Sarà necessario investire, sia in strumenti che in formazione, il che potrà determinare sperequazioni laddove le nuove tecnologie non dovessero risultare accessibili.

 

Quale sarà l’impatto del PNRR sulla giustizia penale?

L’obiettivo di fondo delle misure di intervento del PNRR in tema di Giustizia, delineato dalle numerose sollecitazioni e raccomandazioni rivolte dall’UE all’Italia, è quello della riduzione della durata dei processi e dell’abbattimento degli arretrati. L’esperienza maturata dall’entrata in vigore della Riforma è poca, in termini di tempo trascorso, e risulterebbe ingeneroso tirare le somme oggi, quando gli effetti sperati non si sono ancora potuti osservare. Il rischio è tuttavia quello di concentrare le attenzioni sulla fase dibattimentale, e di trascurare quella delle indagini preliminari, che ancora oggi erodono parte significativa della complessiva durata del procedimento, spesso senza alcuna giustificazione sul piano investigativo. Occorrerà comprendere, poi, se l’Ufficio del Processo, con le sue nuove funzioni, potrà incidere in termini di generale efficientamento del sistema. Il giudizio va quindi necessariamente rimandato. Rimane centrale la necessità di finanziare adeguatamente l’amministrazione della Giustizia e di gestirla adeguatamente, attraverso magistrati e personale di cancelleria dotati della necessaria competenza e formazione. Non è pensabile una Riforma in assenza dei necessari investimenti e delle persone in grado di attuarla concretamente.

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