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Guerra, energia, inflazione e nomine dei vertici delle società pubbliche. Ecco le prossime sfide del Governo Meloni

Oltre cento nomine tra Eni, Enel, Leonardo, Consip, Trenitalia. Il primo premier donna promuova un confronto in Parlamento

Il Governo Meloni con la fiducia del Parlamento è entrato nel pieno della sua operatività. È un Governo politico guidato per la prima volta nella storia della Repubblica da una donna.

Non è facile individuare le ragioni della vittoria della destra perché non pare si possano ricercare nei valori del partito che ha radici nel MSI o in proposte di riforme di forte presa popolare. Dio, Patria e famiglia non sono uno slogan di grande attualità in grado di sollevare masse di elettori. Le foto di Giorgia con Orban, le simpatie mai nascoste per Trump e per la destra spagnola di Vox non hanno portato voti al partito di Fratelli d’Italia.

Dunque perché FdI ha vinto conquistando Palazzo Chigi?

Per la sua coerenza anzitutto rimanendo all’opposizione di un Governo (governo Draghi) impegnato in una fase drammatica del nostro Paese. E anche perché tutti gli altri partiti sono falliti o sono apparsi in fase di formazione della loro identità.

Sono apparsi in grave crisi la Lega con il suo leader che dal 34% è sceso all’8%, ha perso Forza Italia che tuttavia è riuscita a racimolare un 8%. Ha perso il PD, partito di potere senza idee se non la conservazione del potere. Ha perso il Movimento 5 Stelle, dimezzando i suoi voti pur arginando la sconfitta grazie “al voto di scambio del reddito di cittadinanza”. Il partito di Renzi e Calenda non poteva raccogliere un consenso esteso perché di troppo recente formazione.

Gli italiani che hanno votato per la destra non si aspettano che Giorgia Meloni governi come Orban; gli italiani si aspettano che questo nuovo Governo affronti con determinazione e professionalità la più grave crisi del nostro Paese e dell’Europa trovando soluzioni alla crisi energetica, alle bollette, all’inflazione, ai salari da rivedere, alla crisi della giustizia, ai problemi della scuola, alla burocrazia da smantellare e rendere efficiente, ai rigassificatori da avviare, alle infrastrutture finanziate da realizzare.

Intanto vanno apprezzate le dichiarazioni del Presidente Meloni riguardo le scelte in politica estera: la fedeltà al Patto Atlantico, l’Alleanza con gli USA, la solidarietà piena e convinta con l’Ucraina, l’impegno a condividere in Europa le scelte che si faranno in futuro per realizzare una comune politica estera e una comune politica per la difesa.

Incassata la fiducia, il Governo dovrà affrontare anche il problema delle nomine pubbliche.

Sono numerose le nomine da decidere. Oltre cento considerate quelle dirette da varare dal Governo e quelle indirette che saranno le imprese pubbliche partecipate a stabilire. ENI, ENEL, LEONARDO, Poligrafico, Monte dei Paschi di Siena, Poste, Acciaierie d’Italia, Banca del Mezzogiorno, Consip, Trenitalia, sono le principali imprese interessate ai rinnovi dei vertici.

A ottobre del prossimo anno con la scadenza del mandato di Ignazio Visco, Governatore della Banca d’Italia, sarà da nominare il suo sostituto.

In questo caso però il Governo entra nel procedimento di nomina, ma la competenza sostanziale è del Presidente della Repubblica.

Il premier Meloni nel suo intervento alla Camera ha parlato di un nuovo rapporto tra Stato e Imprese pubbliche ma anche della necessità del varo di una politica industriale bilanciata dall’altra tesi: quella di non disturbare chi vuol fare. Insomma un mix di liberismo e di interventismo.

Se il nuovo Governo volesse dar prova di una svolta in questo campo potrebbe cogliere l’occasione per innovare nei criteri, nei requisiti nelle procedure per le nomine in questione adottando una disciplina oggettiva, predeterminata, trasparente che preveda un preventivo confronto in sede parlamentare per il designato e per il confermato alla carica di vertice.

Una disciplina che prevenga conflitti di interesse e porte girevoli, e stabilisca come valutare il lavoro svolto e i risultati conseguiti dagli esponenti in carica.

*Di Luigi Grillo, già Sottosegretario al Ministero del bilancio e della programmazione economica nei governi Amato I e Ciampi, e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alla finanziaria nel governo Berlusconi I. Già Presidente della 8ª Commissione Lavori pubblici del Senato della Repubblica nei Governi Berlusconi II e III

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