Scrivi per cercare

Ultim'ora

È saltato l’accordo Monte Paschi – Unicredit

Un comunicato congiunto Ministero dell’Economia e Unicredit ne ha dato notizia.

Il Ministero dell’Economia avrebbe giudicato troppo punitivo per i contribuenti la ricapitalizzazione di 7 MDI di Euro richiesta da Unicredit.

Il Ministero dell’Economia, che nel 2017 aveva sborsato 5,4 Mdi diventando socio al 64% del Monte dei Paschi, si era posto l’obiettivo di uscire dal Capitale della Banca Senese entro l’anno in linea con gli accordi presi a Bruxelles.

Nel corso degli ultimi tre mesi la trattativa era giunta ad un punto fermo in quanto l’Unicredit richiedeva altri 7 MDI di euro a fronte di una disponibilità del Ministro Franco di riconoscerne solo 5 MDI di Euro.

La Banca guidata da Andrea Orcel voleva prendere il MPS senza consumare capitale proprio, assorbendo solo la parte commerciale buona che le permettesse di accrescere gli utili, con un accordo sindacale sugli esuberi, senza i crediti deteriorati attuali e futuri e con la protezione delle cause legali legate alle passate gestioni.

Il costo stimato per queste richieste si sarebbe aggirato sui 7/8 MDI di euro.

In Parlamento a inizio agosto il Ministro Franco aveva sostenuto la cessione a Unicredit ma non a tutti i costi.

L’affermazione del PD alle ultime elezioni amministrative e l’elezione di Enrico Letta a deputato proprio a Siena aveva consolidato la linea improntata a: tutela dei posti di lavoro, salvaguardia del Marchio, cuore della Banca a Siena, continuità di una presenza pubblica.

Il fallimento della trattativa chiama in causa il Governo che al suo vertice vanta un ex Governatore della BIT ed ex Presidente della BCE, e al Ministero dell’Economia un ex Direttore generale della BIT.

Sono lontani i tempi (inizio anni 1980) quando un lucido e coraggioso Ministro del Tesoro (Nino Andreatta)  con la sponda della BIT (Governatore Baffi, Direttore Sarcinelli, Ciampi e Vice Direttore Generale Antonio Fazio) salvarono in poche settimane da sicuro fallimento il Banco Ambrosiano di Calvi.

Banco Ambrosiano che, nel 1981 secondo le indagine svolte dalla Guardia di Finanza, si trovava in condizioni assai peggiori rispetto al MPS di oggi.

Un buco di 1.200 MDI di lire, le infiltrazioni mafiose, il ruolo della P2, le varie Società create da Calvi  all’estero in paradisi fiscali, necessitavano di un intervento radicale e immediato e quell’intervento ci fu e fu salutare per questo  i risparmiatori vennero tutelati e la banca assorbita e rilanciata  con l’intervento di un gruppo di banche pubbliche  (Istituto San Paolo Torino, BNL, IMI ed altre banche minori).

È possibile confidare in una soluzione alternativa all’Unicredit come ha lasciato intendere nel corso di una intervista televisiva l’on. Enrico Letta? Se lo augurano tutti, finora però non sembra dietro l’angolo!

Nel frattempo continua il silenzio assordante sulla Carige SpA. Tace chi dovrebbe lavorare per una soluzione di mercato che rilanci la banca genovese.

Mentre l’Istituto prosegue nel suo percorso di rilancio industriale con l’impegno del personale tutto e con il sostegno delle OOSS, manca, non si coglie  alcuna iniziativa delle Autorità preposte che dovrebbero indicare un indirizzo, un percorso, una possibile alleanza all’interno del sistema bancario italiano nel pieno rispetto  delle autonome decisioni dell’Istituto stesso.

Purtroppo al momento ne dalla BCE, ne dalla BIT, ne dal Fondo Interbancario stanno arrivando segnali incoraggianti.

Tags:

Leave a Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *