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Trasparenza, compliance, appalti pubblici e bad reputation: il caso Althea 

In un panorama dominato dall’etica aziendale e dalla buona reputazione come volano per il business, le imprese sono sempre più attente e orientate ad adottare pratiche estensive di compliance e trasparenza. Corruzione, riciclaggio di denaro, appropriazione indebita, peculato, frode hanno sempre gravi conseguenze sui risultati dell’azienda. Le condotte illecite, infatti, non solo ne danneggiano la reputazione ma sono forieri di sanzioni penali non solo economiche. In caso di violazioni di legge, gli amministratori delegati, il management e i membri del consiglio di amministrazione sono considerati i primi responsabili, specie se non hanno implementato un sistema di gestione della compliance o non lo aggiornano regolarmente. E questo è un destino che interessa tutti, grandi, piccole e medie imprese.

Trasparenza antidoto all’illegalità

La condotta etica e la compliance sono sempre più regolamentate dalla legge in diversi Paesi. La trasparenza è considerata antidoto contro corruzione e illegalità: dove vi è opacità e molto probabile che possano nascondersi illeciti. In Italia, le principali normative di settore fanno riferimento al d.lgs. 231/2001, che dispone al soggetto giuridico di costituire un modello di organizzazione e controllo efficace e dunque effettivamente utile a prevenire le malversazioni, individuare e sanzionare gli illeciti, e a quella anticorruzione, che prevede che debbano essere utilizzati tutti gli strumenti finalizzati alla trasparenza e alla regolarità amministrativa dei procedimenti. L’Unione Europea ha infine promulgato diverse direttive che gli Stati membri dovranno recepire nella legislazione nazionale nel tentativo di armonizzare il frammentato quadro giuridico europeo, tra queste, si pensi in particolar modo alla Direttiva UE sul Whistleblowing.

Questa esigenza è sentita ancor più quando si parla di salute nei rapporti con le pubbliche amministrazioni o le strutture ospedaliere perché in gioco c’è la salute dei pazienti. Nonostante ciò, questo sembra essere uno dei settori più colpiti da comportamenti contra legem. È singolare come il termine compliance in ambito sanitario si presti ad una molteplicità di interpretazione: rispetto della specifica normativa di settore; definizione dei rapporti tra medico e paziente (c.d. “patient empowerment and engagement”) e necessità di seguire le cure prescritte in conformità alle indicazioni prescritte; valutazione ed eliminazione del rischio organizzativo e clinico.

Compliance e sanità

Data la complessità e l’importanza dei servizi sanitari, è essenziale che i processi di appalto pubblico siano condotti con alti standard di compliance e trasparenza. Questi requisiti sono necessari per garantire equità, efficienza e integrità dei processi decisionali, nonché per prevenire frodi, corruzione e abusi di potere. Con la vita della comunità non si scherza. Eppure non dobbiamo andare troppo lontano per trovare esempi negativi. Emblematico è il caso di Althea, da oltre 30 anni tra i principali player italiani nella gestione integrata delle tecnologie biomediche e vincitrice di numerosi appalti lungo tutta la penisola. L’azienda ultimamente sta collezionando brutte figure tra avvisi di garanzia, arresti e mancata erogazione di servizi:  L’ultima in ordine di tempo è l’inchiesta della trasmissione ‘Fuori dal Coro’, condotta dal giornalista Mario Giordano. Nel servizio dal titolo roboante “Ospedali da incubo, ecco chi fa affari con l’inferno della sanità”, emerge come l’azienda “fornisse materiale scadente a prezzi esorbitanti”. Nel video è possibile addirittura leggere uno degli atti del tribunale di Palermo in uno dei processi in cui è coinvolta l’azienda, dove si sottolinea che Althea era così tanto inserita nei meccanismi che “predisponeva le procedure di gara per la fornitura di apparecchiature elettromedicali e poteva aggiudicarsi le commesse e curare i collaudi di accettazione”. Non solo Palermo ma anche Trapani ha aperto un’inchiesta su Althea. Dai documenti a disposizione della redazione della trasmissione di Mediaset, si evince come “l’organizzazione interna dell’ASP di Trapani era stata modificata in maniera tale da realizzare l’esternalizzazione ad Althea del servizio di ingegneria clinica”. Anche all’ospedale di Marsala l’azienda – come si sottolinea ancora nel servizio – ha vinto decine di appalti ma non avrebbe mai inviato le forniture. Non si è fatta attendere la risposta dell’azienda che in una nota contesta e si dissocia “dalla rappresentazione, assolutamente distorta, dei fatti offerta dal servizio televisivo della trasmissione ‘Fuori dal Coro’ attesa l’assoluta faziosità, strumentalità e falsità delle circostanze all’interno dello stesso rappresentate al solo fine di suggestionare l’opinione pubblica con un servizio sensazionalistico”.

Palermo

Nello specifico, come hanno scritto, tra gli altri, Il Fatto Quotidiano e Il Giornale di Sicilia, a Palermo Althea è stata coinvolta, a titolo di concorso in corruzione aggravata con 2 suoi dipendenti, nell’inchiesta denominata “Sorella sanità 2” per un giro di presunte tangenti per centinaia di migliaia di euro e di presunte gare truccate per circa 700 milioni di euro. A 2 dipendenti è stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari mentre ad Althea è stata applicata la misura cautelare interdittiva con divieto di contrarre con la pubblica amministrazione per la durata di un anno. Misura, quest’ultima, poi revocata, perché l’azienda, ammettendo tutte le sue responsabilità, ha adempiuto a tutte le prescrizioni riparatorie imposte dal giudice.

Trapani

Come hanno riportato, tra gli altri, i quotidiani La Stampa e La Sicilia, a Trapani, invece tra gli indagati della procura per alcuni casi di corruzione e abusi nella sanità trapanese risulta esserci Antonella Federico, nella duplice veste di dipendente della ALTHEA Spa e Responsabile di Commessa dell’A.T.I. Draeger-Althea-Meditech, in concorso con la funzionaria dell’Asp Giuseppa Messina e con l’allora manager dell’Asp Fabio Damiani. La donna è accusata di aver pilotato una procedura negoziata (senza pubblicazione del bando di gara) per la fornitura di attrezzature sanitarie per fronteggiare l’emergenza Covid. L’azienda, secondo quanto emerso, avrebbe fornito all’Asp apparecchiature non conformi alle richieste, con una falsa attestazione di conformità della Federico. L’ingegnere lavorerà per l’Althea fino a Dicembre 2020. Non solo, su indicazione di Damiani è stata la stessa Federico a definire il capitolato della gara poi vinta dalla sua azienda

Torino

Oltre a Palermo e Trapani, Althea è attualmente sotto inchiesta a Torino assieme a funzionari pubblici. Ne hanno scritto Corriere della Sera e La Repubblica, mentre il Tgr Rai Piemonte ha dedicato un servizio alla vicenda. A Torino, secondo le indagini della finanza, sembrerebbe che i soldi grazie a cui Althea avrebbe vinto appalti, avrebbero causato un mancato risparmio per la collettività di 50 milioni di euro di soldi pubblici. A luglio si sono chiuse le indagini preliminari e sono stati rinviati a giudizio Flavio Boraso, ex direttore generale dell’Asl To3 (la più estesa del Piemonte) e Antonio Marino, rappresentante legale dell’azienda. Secondo l’accusa, Boraso avrebbe favorito Marino: l’azienda fu l’unica a partecipare alla gara e vinse con un ribasso dello 0,4 per cento. In cambio — stando al capo d’imputazione — l’ex direttore generale avrebbe ricevuto «denaro o altre utilità e in particolare l’assunzione di Francesca Bisanti, a lui legata sentimentalmente, quale responsabile medico radiologo.

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