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Studi legali nell’era Covid, +4,8% negli investimenti digitali

La ricerca dell’Osservatorio professionisti e innovazione digitale della School of management del Politecnico di Milano ha evidenziato una spesa in Ict in forte crescita fra avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro, con un valore di 1,497 miliardi (+4.8% nel 2020). L’emergenza Covid ha sicuramente incrementato questa spinta verso l’innovazione, soprattutto negli ambiti della fattura elettronica e del registro dei corrispettivi telematici.

Come si può leggere in un ampio approfondimento di Italia Oggi pubblicato questa mattina, gli avvocati sono i professionisti più presenti online. Il 71% ha un sito web e il 60% almeno un canale social. Gli studi multidisciplinari sono quelli che hanno investito di più, in media 22.800 euro, seguiti da commercialisti (11.500 euro), consulenti del lavoro (8.900 euro) e avvocati (6.700 euro). Nel 2020 soltanto il 10% diminuirà il budget Ict, il 60% lo manterrà invariato, il 30% lo aumenterà. Fra gli studi che prevedono un incremento, il 16% destinerà fino a un 20% di risorse in più, il 9% fino al 50% e il 5% le aumenterà di oltre il 50%. Le tecnologie più diffuse sono invece la firma elettronica, utilizzata dal 98% degli studi legali e multidisciplinari e dal 96% di commercialisti e consulenti del lavoro, e la firma digitale remota (78% degli avvocati, 90% dei commercialisti, 79% dei consulenti del lavoro e 93% dei multidisciplinari).

L’Osservatorio ha assegnato due premi in base all’ambito in cui un determinato studio o professionista si è distinto per capacità innovativa rispetto alle nuove tecnologie disponibili. 

Il «Premio professionista digitale» è stato assegnato a quattro studi che hanno sviluppato il loro workflow attraverso le tecnologie digitali. Nella categoria «Avvocati» ha vinto lo studio La Scala Società tra avvocati per azioni di Milano per un progetto specifico di Business Intelligence che permette di misurare le performance dello studio e interpretare i dati in modo più approfondito. L’Osservatorio ha riconosciuto l’approccio strategico alla tecnologia, la rilevanza attribuita al valore del dato e la capacità di personalizzare uno strumento informatico secondo le esigenze dello studio.
«La propensione all’innovazione è da sempre una peculiarità e un segno distintivo della nostra realtà professionale», spiega l’amministratore delegato, Christian Faggella, ribadendo «A noi piace infatti dire che siamo guidati dai dati, nel senso di affidarsi pienamente alle informazioni che i dati contengono. Le informazioni sono per noi fondamentali, in quanto rappresentano lo strumento del monitoraggio che facciamo costantemente sui nostri professionisti, sulle performance dei vari team e sui trend dei processi di gestione».

Nella categoria «Studi Multidisciplinari», invece, è stato premiato lo studio Toffoletto De Luca Tamajo e Soci di Milano, per il progetto «Futuhro», un software che integra le attività tipiche di due categorie professionali (avvocati e consulenti del lavoro) e sfrutta strumenti di condivisione di dati e conoscenza per rendere le attività di consulenza più efficienti. «Il lockdown ha accelerato enormemente la consapevolezza che l’organizzazione di uno studio legale non possa prescindere da investimenti tecnologici significativi. 
L’efficientamento non riguarda solo la gestione interna ma anche il rapporto con i clienti e il servizio offerto. Per gestire la ripartenza abbiamo creato il prodotto CovidFase2, ma nell’anno dell’emergenza sanitaria abbiamo anche lanciato un’innovazione nata dall’integrazione con lo studio di consulenza del lavoro Roberto Corno avvenuta a inizio 2020. Si tratta di Futuhro, l’unione tra consulenza legale e consulenza del lavoro in un unico pacchetto che consenta alle Aziende di avere un solo riferimento attraverso un’applicazione in cloud, sempre operativa. Futuhro consente sia di gestire l’attività day by day sia di affrontare in modo tempestivo tematiche contrattuali o attuare piani di welfare grazie alla consulenza del professionista con un unico punto di accesso, il software in cloud», ha spiegato Franco Toffoletto, managing partner di Toffoletto De Luca Tamajo.

Oltre i premiati, numerosi sono gli studi legali che hanno potenziato la loro capacità tecnologica per sopperire alle difficoltà causate dalla crisi sanitaria.

«In primo luogo, anche le organizzazioni più tradizionali si sono trovate a doversi dotare di strumenti digitali, device portatili e piattaforme collaborative per poter gestire la modalità di lavoro in smart working», dice Stefania Radoccia, managing partner dell’area Tax and law di EY, «In secondo luogo, è emersa in maniera ancor più evidente la necessità di accelerare gli investimenti in legal tech. La professione legale e fiscale sta cambiando radicalmente e i clienti richiedono ai professionisti servizi sempre più efficienti e a elevato valore aggiunto, pertanto l’impiego della tecnologia – soprattutto nella gestione di alcune specifiche tipologie d’attività – diventa fondamentale».

Un processo in continua evoluzione. «La nostra struttura è dislocata su diverse sedi», afferma Michele Bortoluzzi, equity partner e responsabile del Comitato digitalizzazione di Andersen, «Per la completa integrazione e l’armonica collaborazione, per assicurare la continuità operativa e la protezione dei dati trattati, poco più di un anno fa abbiamo dato il via al processo di informatizzazione. Lo tsunami Covid-19 ci ha colti nel mezzo della transizione ma non impreparati. Il nuovo modello organizzativo era già pressoché pronto; la riorganizzazione del business model per service line era oramai avviata; le dotazioni informatiche quasi ultimate».

Come riporta, infatti, Antonio Ranalli su Italia Oggi, il periodo di confinamento ha sicuramente messo l’Italia davanti alla necessità imminente di comprendere il funzionamento degli strumenti tecnologici e sfruttarli a proprio vantaggio, così da continuare non solo a lavorare nonostante il lockdown, ma addirittura migliorare le dinamiche lavorative e velocizzare alcuni processi che fino all’avvento della tecnologia fungevano da “collo di bottiglia” al workflow. 

«Essendo preclusa o sconsigliata la tradizionale riunione fisica in Studio con il cliente, i giuristi hanno concentrato il proprio interesse su quegli applicativi, poco sfruttati in precedenza, come Teams, Zoom, Skype for business, ecc., vista l’indiscussa facilità a partecipare a riunioni da remoto tra gruppi di lavoro, ovvero ad organizzare conferenze, webinar o eventi che consentono di raggiungere il maggior numero di clienti, anche potenziali», prosegue Diego Meucci di Trifirò & Partners. Fondamentale per gli studi è stata poi la creazione di un archivio digitale, che ha consentito ai professionisti di avere sempre a disposizione velocemente tutti i documenti precendentemente trattati. 

Per Ugo Bisacco, chief operating officer di Dentons in Italia «gli studi legali, per ragioni storiche e culturali, partivano da una situazione meno avvantaggiata rispetto a realtà nativamente digital. Tuttavia, è stato un importante stress test al quale Dentons, da una parte, non si è fatta trovare impreparata avendo già in precedenza adottato soluzioni innovative, dall’altra, ha saputo rispondere mettendo in campo risorse umane e strumenti, sia a livello locale che globale. Ventiquattro ore dopo l’annuncio del lockdown, tutti – professionisti e staff – sono stati messi in grado di lavorare dalla propria abitazione. Ove necessario, lo Studio si è occupato di dotare quanti sprovvisti di connessione internet, piuttosto che di stampanti e altra strumentazione indispensabile per lavorare in modo efficace ed efficiente».

Andrea Giardino, equity partner di Gatti Pavesi Bianchi, ribadisce quanto, alla luce della situazione che stiamo vivendo, sia importante giocare d’anticipo: «L’accesso alle risorse condivise avviene utilizzando tecnologie all’avanguardia che, oltre a soddisfare i più elevati standard di sicurezza, garantiscono l’integrità e la salvaguardia dei dati attraverso dispositivi che fanno uso di evoluti algoritmi di intelligenza artificiale. Nel periodo di cd. «lockdown» è stato sufficiente potenziare gli strumenti di collaborazione da remoto».

«A tutti i collaboratori (professionisti e dipendenti) vengono messi a disposizione hardware e software in grado di garantire piena connettività ai sistemi informatici dello studio sia dall’interno dei nostri uffici che da remoto. Tramite i nostri sistemi, siamo in grado di comunicare con clienti e colleghi e a scambiare, condividere e elaborare in team tutta la documentazione relativa a complesse operazioni e/o a procedimenti contenziosi. Le difficoltà riscontrate nel contesto della pandemia Covid-19 (lockdown, smart working) hanno dimostrato l’efficacia e la funzionalità dei sistemi già adottati», ha detto Sven von Mensenkampff, partner dello studio Pavia e Ansaldo.

Anche BonelliErede negli anni ha intrapreso un radicato percorso di digitalizzazione. «Negli ultimi 18 mesi», spiega il direttore generale Gabriele Zucchini, «BonelliErede ha effettuato importanti investimenti in ambito tecnologico, con riferimento particolare all’acquisizione di sistemi e software per lo sviluppo e l’arricchimento degli attuali servizi legali (piattaforme di business intelligence e per il legal project management), la digitalizzazione dei processi (per esempio, la produzione di timesheet, sistemi per la firma elettronica e per la gestione delle risorse umane, incluse le valutazioni degli stessi partner di BE), l’acquisizione di software per la protezione dei dati. Oltre ad essere proseguito in maniera spedita, il percorso verso la digitalizzazione di BonelliErede ha concretizzato alcuni risultati proprio nei mesi, più difficili, del lockdown. Solo per fare due esempi: con l’introduzione massiva del «work from home», tutte le persone di BonelliErede sono state in grado fin dal giorno uno di lavorare da casa senza interruzioni, nella maggior parte dei casi senza necessità di dotazioni tecnologiche aggiuntive, e soprattutto senza che i sistemi informatici della law firm subissero battute d’arresto.»

Infine, lo studio Portolano Cavallo, tra i primi studi legali ad aver adottato Luminance nell’ambito delle operazioni di M&A, ha deciso di utilizzare anche Luminance Discovery per supportare i professionisti nella gestione di contenziosi, arbitrati ed indagini interne. Lo annuncia Yan Pecoraro, socio di Portolano Cavallo, con queste parole: «Il settore legale si sta attrezzando con tecnologie avanzate non solo per gestire i documenti nel modo più rapido ed efficace possibile in preparazione di contenziosi o nel contesto di indagini interne, ma anche per lavorare senza soluzione di continuità tra sedi diverse». «Abbiamo importanti aspettative sul contributo che l’intelligenza artificiale potrà dare anche nel processo di revisione preliminare di grandi volumi di documenti in ambito di contenziosi, arbitrati e indagini interne, di cui beneficiano anche e soprattutto i nostri clienti».

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