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Migliori studi 2023/ Pietro Piccone Ferrarotti (GPBL): “Ecco come cambia la professione del tributarista”

Pietro Piccone Ferrarotti

Per la serie “migliori studi legali 2023”, Diritto & Affari intervista Pietro Piccone Ferrarotti, Equity Partner dello Studio Gatti Pavesi Bianchi Ludovici. Piccone Ferrarotti, socio dello Studio dal 2021, è autore di pubblicazioni in materia tributaria ed è docente in corsi di specializzazione post-universitari. E’ classificato “Band 2” in Chambers Europe Guide 2020 e segnalato “Leading Individual” da Legal500 EMEA.

Gatti Pavesi Bianchi Ludovici è uno studio legale tributario indipendente e full-service che conta oltre 160 professionisti e sede a Milano, Roma, Londra e Lussemburgo. Lo Studio opera in tutte le aree del diritto civile, commerciale e societario, della fiscalità nazionale e internazionale, della pianificazione dei patrimoni privati, dei trust e dei passaggi generazionali.

 

1) Come cambia la professione del tributarista alla luce delle ultime novità legislative? Tra dichiarazione precompilata Iva e allargamento della fatturazione elettronica, si va verso una semplificazione dei rapporti tra erario e contribuente ma anche verso una minore personalizzazione della consulenza?

È in atto da molto tempo una progressiva digitalizzazione ed automazione delle attività di compliance. L’estensione alla dichiarazione IVA del servizio di precompilazione costituisce quindi solo un ulteriore tassello di questo processo. È sicuramente uno sforzo volto a semplificare i rapporti tra Fisco e contribuente ma anche ad agevolare le attività di controllo. In chiave prospettica è perciò verosimile attendersi una graduale e costante diminuzione dell’apporto del professionista nelle attività di compliance, ma il suo ruolo rimane importante perché è comunque chiamato a verificare la correttezza dei dati a disposizione dell’Agenzia, oltre che ad effettuare valutazioni (interpretative della normativa e di opportunità) che – al momento – non possono essere demandate a processi automatizzati.

 

2) Quali sono i provvedimenti più importanti che la delega fiscale approvata dal Parlamento avrebbe dovuto contenere?

La delega fiscale è molto ampia e tocca molte questioni importanti; vi sono tuttavia almeno due temi che meriterebbero maggiore attenzione.

In primo luogo, l’introduzione di misure volte ad agevolare la natalità e, in generale, la creazione di nuclei familiari stabili, come ad esempio una tassazione unica a livello di nucleo familiare prevedendo al contempo una clausola di salvaguardia nel caso la somma dei due redditi conduca a soluzioni peggiorative. Si tratterebbe di una disposizione anche costituzionalmente orientata e conforme al principio di capacità contributiva in quanto volta ad agevolare le famiglie monoreddito.

Un altro ambito che potrebbe essere maggiormente valorizzato è il comparto normativo volto ad agevolare investimenti in Italia (sia da parte di soggetti esteri, sia il c.d. reshoring di attività estere da parte di soggetti italiani). Anche se vi sono state negli anni passati iniziative di indubbio interesse (come, ad esempio, l’interpello in materia di nuovi investimenti), dobbiamo prendere atto che l’Italia è un Paese importatore di capitali e che tale area di intervento deve essere maggiormente sviluppata.

 

3) L’introduzione di un giudice professionista nel processo tributario rappresenterà un vantaggio per il sistema?

La professionalizzazione del giudice tributario deve essere salutata con favore. Ci si aspetta infatti un incremento della preparazione dei giudici e, di conseguenza, una maggior valorizzazione delle competenze delle parti in causa e della qualità delle difese. Allo stesso tempo, la consapevolezza di essere giudicati da un giudice più preparato dovrebbe dissuadere sia i contribuenti che l’amministrazione finanziaria dall’intentare liti “temerarie”.

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