Law Firm, perché scegliere una boutique Parla Paolo Vitali (Vitali e Associati)
Allievo di due maestri del diritto come Natalino Irti e Floriano d’Alessandro, Paolo Vitali ha creato nel 2009 lo Studio Vitali e Associati, l’atelier del diritto d’impresa punto di riferimento per le PMI italiane e per gli enti del Terzo settore. In un’esclusiva intervista a Diritto & Affari, l’avvocato Vitali si racconta, spiegando l’immenso valore degli studi boutique e dei professionisti che li animano e le cifre distintive di una law firm di successo: studio e ricerca costanti, estrema competenza, attenzione alle esigenze del Cliente, costi sostenibili, rapporto fiduciario, assistenza rapida, rigorosa ed efficace.
Può parlarci del Suo percorso di studi e professionale?
«La formazione è fondamentale per un Avvocato e su questo aspetto è necessario investire sin dall’inizio per renderla, nel corso della professione, una costante quotidiana. Ho avuto la fortuna di essere stato notato e formato da ottimi maestri sin dall’Università (ricordo il prof. Natalino Irti, del quale ho potuto seguire, ancora studente, le riunioni della scuola e del quale sono stato assistente alla Sapienza) e successivamente per circa un ventennio del mio percorso professionale (ricordo gli anni trascorsi nello Studio Ardito, uno dei primi grandi studi associati aperti in Italia, e gli anni passati con il prof. Floriano d’Alessandro, uno dei maestri del diritto commerciale). La mia esperienza professionale successiva si è svolta negli argini di queste premesse molto rigorose e quale naturale conseguenza di questi anni entusiasmanti, nelle materie che erano state oggetto della mia formazione (il diritto delle imprese: società, contratti commerciali; il diritto degli enti internazionali) alle quali si sono aggiunte alcune materie “di nicchia” sulle quali ho avuto modo di essere chiamato a cimentarmi da sempre, sino a divenire ambiti importanti della mia attività (espropriazione per pubblica utilità, Terzo Settore). È stato su queste basi che, dopo venti anni di professione, ho fondato, nel 2009, Vitali e associati».
Di cosa si occupa lo Studio? Quali gli ambiti di elezione di Vitali e Associati?
«Mi piace pensare Vitali associati come un atelier, in cui, non una complessa ed affollata struttura, ma un pool di professionisti molto affiatati studiano e creano a servizio di chi ci chiede assistenza e a stretto contatto con il Cliente e con le sue esigenze. Operiamo in tutto l’arco del diritto di impresa (quindi dal diritto dei contratti alle società commerciali sino al diritto industriale e fallimentare). In questi ambiti, Vitali e associati fornisce a grandi imprese interventi mirati su singole questioni di particolare rilevanza nelle quali è avvertita l’esigenza di un’assistenza rapida, rigorosa ed efficace. Assistiamo imprese italiane di medie proporzioni per occupazione e fatturato ed enti del Terzo settore con una solida strutturazione, sia in affari stragiudiziali, sia nei giudizi di merito, arbitrali e dinanzi alle Giurisdizioni superiori. In questo ambito siamo spesso un punto di riferimento quotidiano del Cliente».
Come giudica l’abitudine delle grandi aziende di affidarsi ai grandi Studi legali? Perché preferire Studi di più ridotte dimensioni?
«Una ristretta platea di aggregazioni professionali numerose è riuscita ad affermare l’idea che gli studi con alto numero di professionisti siano l’unico possibile riferimento delle grandi imprese. Per tale ragione, tali studi numerosi – composti da centinaia di professionisti strutturati in forma aziendale secondo il modello anglosassone e identificati da un marchio – sono avvertiti quale una garanzia per le grandi imprese e una scelta che pone intrinsecamente i general counsel al riparo da possibili responsabilità. L’asse portante dell’imprenditoria italiana, però, è costituito da imprese di medie proporzioni, spesso a base familiare. Si tratta di imprese molto attive, innovative, che hanno necessità di assistenza di alto profilo, attenta agli interessi aziendali e soprattutto al risultato. L’imprenditore è attento a quanto spende per ottenere servizi che pretende siano proporzionati, utili e resi, a costi sostenibili, da professionisti di fiducia e non da una struttura tarata sul rapporto con le strutture legali interne di grandi società. Vitali e associati risponde a questa forte domanda, che sovente non trova adeguata risposta, né nel professionista di prossimità, né nel grande studio associato».
Quanto è importante evitare il contenzioso invece di gestire le cause una volta che sono insorte? Vale il vecchio detto prevenire è meglio che curare?
«Nonostante il contenzioso sia un aspetto fondamentale e nobile dell’attività di qualsiasi Avvocato, il sistema giustizia presenta tempi inidonei rispetto all’esigenza di certezza delle imprese. L’imprenditore non può attendere anni per sapere se è titolare di un credito, se è proprietario di un certo cespite o se possa utilizzare un marchio. L’assistenza legale all’impresa deve, quindi, muovere da questa necessaria premessa e puntare a rendere marginali i rischi del futuro contenzioso. Se il contenzioso insorge, deve indirizzare gli sforzi ad evitare la sede giudiziale. Il grosso limite che si riscontra nei professionisti di prossimità della media impresa italiana è che essi operano solo nel contenzioso e, quindi, vengono coinvolti solo quando si va dinanzi ad un giudice. Il legale non è visto, quindi, quale soluzione del problema ma quale parte del problema, destinato a rimanere irrisolto per lungo tempo. Di conseguenza, la preparazione dei contratti d’impresa o di un’operazione viene affidata a professionisti diversi (commercialisti, notai) che forniscono un risultato tangibile nell’immediatezza. Nella grande aggregazione professionale, invece, la logica della specializzazione può condurre ad una standardizzazione in un contesto non coordinato con il litigation, considerato un’autonoma area di attività. C’è quindi per l’Avvocato un ampio spazio di intervento che non esclude il coordinamento con altre professionalità a servizio dell’imprenditore. È quanto facciamo, come studio, quotidianamente nella logica della specializzazione ma non della compartimentazione degli ambiti di intervento».