Esame avvocati, associazioni a tutela praticanti: “Abilitazione celere e legge per retribuzione minima”
Due prove scritte e una orale, ma da remoto. È questa la proposta per l’esame di abilitazione alla professione di avvocato inviata al Ministero della Giustizia da parte delle associazioni Unione Praticanti avvocati (Upa), Inoltre – Alternativa Progressista e Giovani Avvocatura, in previsione dell’esame fissato per il 13, 14 e 15 aprile 2021. Si chiede così la modifica dell’attuale sistema che prevede tre prove scritte e una prova orale in presenza.
Le associazioni che rappresentano i praticanti propongono:
- Una prova scritta preselettiva con domande di cultura giuridica generale concernenti il diritto civile e il diritto penale.
- Una prova scritta concernente la redazione di un atto giudiziario, con l’ausilio di mezzi informatici, in una materia tra civile, penale e amministrativo a scelta del candidato oppure, in alternativa, una prova scritta della durata di 90 minuti con brevi domande a risposta aperta in materia civile e penale.
- Nel caso di superamento delle prove scritte, lo svolgimento di una prova orale, eventualmente anche da remoto, sulle materie gia’ scelte dal candidato all’atto di iscrizione all’esame.
Per Claudia Majolo, presidente di Upa, “la soluzione proposta con l’ultimo decreto del Ministero non e’ idonea a garantire in tempi brevi e ragionevoli l’espletarsi delle prove. Con l’attuale impostazione le correzioni delle prove non sarebbero disponibili prima di ottobre 2021 e gli orali non prima di novembre 2021″.
“Stiamo presentando alle varie Regioni – fa sapere Giordano Bozzanca, presidente di InOltre Alternativa progressista – un invito a predisporre una proposta di legge concernente la retribuzione del praticante, sulla scorta di quanto gia’ fatto dalla Regione Toscana”. Le associazioni vogliono chiedere agli enti lo stanziamento “di fondi affinche’ possa essere riconosciuto, in favore dei praticanti, un rimborso spese per l’attivita’ svolta mediante il tirocinio”.
“E’ un momento delicato per tutta la nostra categoria, – conclude Andrea Rispoli, presidente di Giovane Avvocatura – le associazioni lavoreranno costantemente per i diritti dei praticanti e per fare in modo che la sessione 2020 dell’esame possa concludersi entro il 2021” e per “non bloccare l’accesso al mondo del lavoro a 25mila aspiranti avvocati“.