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Approvato dal Consiglio dei Ministri il nuovo Codice degli Appalti 2023

Dal 1948 al 2002 il 100% delle opere pubbliche che si sono costruite in Italia si sono fatte con risorse pubbliche, lo Stato centrale ha finanziato di anno in anno i Comuni, le Province, le Regioni, l’ANAS, le Ferrovie Statali, le Autorità Portuali, le ASL, ecc..

Dal 1993 al 2002 si è registrata una paralisi degli investimenti nel comparto delle infrastrutture a causa della macchinosità delle procedure imposte dalla legge Merloni che il Parlamento ha approvato su input della Procura di Milano nel 1993.

Nel 2002 il governo Berlusconi si pose il problema di recuperare il GAP infrastrutturale dell’Italia sapendo che non poteva contare su risorse pubbliche capaci di finanziare completamente tale arretrato.

Da qui presero il via le tre proposte di legge che il Parlamento approvò e che formarono un corredo normativo assai efficace sul piano dei risultati concreti.

  • La legge Obiettivo
  • Il Decreto attuativo della legge Obiettivo
  • La legge 166/2002 con cui si fece la riforma organica della legge Merloni introducendo nell’ordinamento la tecnica del Project Financing

Questo pacchetto di norme pose l’Italia all’avanguardia in Europa sotto il profilo normativo.

Nel 2006 il Parlamento adottò il Codice degli Appalti delle Opere Pubbliche e dei Servizi utilizzando il lavoro di una speciale Commissione di tecnici nominata dal Governo Berlusconi e presieduta da Pasquale de Lise Presidente del Consiglio di Stato.

Il Codice degli Appalti comportò la soppressione nel 2006 di ben 57 leggi preesistenti nel settore.

Il Codice degli Appalti non venne modificato nella legislatura 2006–2008 (Governo Prodi).

Nel legislatura 2008 –2013 il Codice ha subito varie modifiche migliorative soprattutto nella parte riguardante la Finanza di Progetto.

Nel 2014 è stata istituita l’ANAC, l’Autorità Anticorruzione, che nel tempo ha assunto un ruolo sempre più determinante non tanto nei controlli degli appalti quanto, purtroppo, nella produzione legislativa del settore specie sotto la Presidenza del magistrato Cantone.

Questa sottolineatura merita di essere ripetuta ricordando che l’Italia è l’unico Paese della UE che si è dotato di una Autorità Anticorruzione lasciando così che si consolidasse nel tempo il giudizio che siamo un Paese corrotto.

Una valutazione seria e documentata sul nuovo Codice degli Appalti approvato ieri dal Consiglio dei Ministri è impossibile fare dal momento che – nessun giornale lo ha scritto – non si conosce il testo vero approvato a Palazzo Chigi; occorrerà quindi aspettare quanto verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Fin d’ora si può dire che è apprezzabile l’impostazione generale,

È apprezzabile il ridimensionamento dei poteri in capo all’ANAC,

È apprezzabile lo sforzo di venire incontro all’esigenze delle imprese,

È apprezzabile la riqualificazione delle stazioni appaltanti,

È apprezzabile che non si sia fatto ricorso ai decreti attuativi perché i 36 allegati che hanno sostituito ben 104 norme secondarie rendono il provvedimento immediatamente applicabile almeno sulla carta.

È apprezzabile la digitalizzazione dei contratti e delle procedure e ancora il fatto che dal 1° gennaio partirà la Banca nazionale dei contratti pubblici di ANAC con un vincolo per il momento alle sole stazioni appaltanti qualificate ed esteso dopo sei mesi a tutte le altre.

Laddove si è legiferato ignorando o trascurando le direttive europee è possibile, però, prevedere richiami della Commissione Europea o della Corte di Giustizia UE.

A cura di Luigi Grillo, già Presidente VIII Commissione infrastrutture trasporti e telecomunicazioni del Senato

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