Airone Seafood e l’alleanza strategica Italia-Africa: un modello di crescita e sviluppo
Il rapporto tra il nostro Paese e l’Africa è tornato al centro dell’agenda politica. Il premier Giorgia Meloni ne ha parlato alcuni giorni fa all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il Ministro degli Esteri Antonio Tajani proprio ieri ha risposto sul punto in un’interrogazione parlamentare. Il tema caratterizzerà anche la Presidenza italiana del G7 nel 2024 con l’obiettivo di stabilire rapporti di collaborazione paritari e di favorire la crescita del continente. Un cambio di approccio, in cui l’Italia intende farsi portavoce delle esigenze africane e svolgere un ruolo di guida nell’Unione Europea.
A ottobre il Governo presenterà il “Piano Mattei” con l’obiettivo di affiancare tempestivamente i Paesi in difficoltà attraverso aiuti e investimenti, affrontando le emergenze umanitarie e sostenendo lo sviluppo economico e la stabilizzazione sociale di Paesi e delle aziende sul territorio.
Numerose le imprese italiane che guardano con interesse al continente africano. Grandi infrastrutture, logistica, digitale, energia e agroalimentare: sono questi i settori più presidiati. Chi in Africa c’è da anni è Airone Seafood, azienda di Reggio Emilia attiva nel settore delle conserve ittiche a base di tonno, che ha il proprio stabilimento produttivo ad Abidjan, dove sorge il più grande porto peschereccio dell’Africa occidentale.
Diritto & Affari ha intervistato Sergio Tommasini, consigliere di Confindustria Assafrica e amministratore delegato di Airone, sulla virtuosa sinergia tra Italia e Africa e sulle possibilità commerciali e di sviluppo dell’intero continente.
Tommasini, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni punta molto sul “Piano Mattei” per lo sviluppo dell’Africa. Lei che ne pensa? Su cosa l’Italia è l’Europa più in generale dovrebbero investire nel continente africano?
Il Piano Mattei è un programma ambizioso che punta a sviluppare nuove progettualità soprattutto in quelle aree dell’Africa in cui il processo migratorio è molto presente. Supportare lo sviluppo delle popolazioni africane significa prevedere una spesa significativa in formazione tecnica di base e nella cooperazione per una formazione di medio e alto livello. Coloro che lavorano in Airone, ivoriani, che hanno avuto la capacità e la fortuna di studiare nei sistemi universitari francesi (ricordiamo che la Costa d’Avorio è francofona) hanno effettivamente un plus competitivo rispetto agli altri colleghi ivoriani che hanno avuto base di studio solo in Costa D’Avorio. Chi lavora in questi paesi deve creare l’indotto e distribuire la ricchezza nel territorio in cui opera, questo è un punto fondamentale per le imprese che vogliono seriamente promuovere uno sviluppo sostenibile di questi paesi.
In vari contesti economici e industriali si sente parlare spesso di sostenibilità ambientale e sociale. Qual è il suo punto di vista?
In Airone abbiamo individuato un sistema di welfare che fa della sostenibilità sociale un cardine dell’organizzazione, su cui sia i nostri dipendenti sia i familiari e la comunità possono trarne beneficio. Sia in Italia, dove affianchiamo progetti di supporto a realtà locali, che in Costa d’Avorio, dove l’Azienda, e anche personalmente alcuni Dirigenti, sono coinvolti in diverse attività. Solo per annoverare alcune delle attività: a livello aziendale Airone mette a disposizione dei propri dipendenti prestiti per la scolarizzazione dei figli dei propri dipendenti, un supporto economico per i trasporti e per i funerali, due donazioni annuali di conserve di tonno per le famiglie e altre attività sociali in concomitanza di festività religiose. Per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, a livello globale oltre il 30% delle piccole e medie imprese sta implementando nuovi processi aziendali che rispettino il concetto di sostenibilità. Per noi è di fondamentale importanza il rispetto dei concetti di “pesca sostenibile”, ossia la garanzia della disponibilità e qualità delle risorse naturali. Questo lo facciamo internamente con investimenti sui macchinari volti a migliorare l’efficienza produttiva, ed esternamente grazie alle certificazioni di pesca sostenibile che Airone ha ottenuto, quali Friend of the Sea, MSC e Dolphin Safe.
Secondo Ancit il 2022 è stato un anno un po’ statico per il mercato del tonno. Qual è il suo parere?
In linea generale la produzione del tonno in scatola segna un -8% nel 2023 per l’aumento dei costi. Dalle quotazioni del pesce ai rincari di olio d’oliva e lattine: i margini sono ridotti nonostante il fatturato sia cresciuto del 12% nel 2022. I consumi 2023 sono in frenata e peggiora la bilancia commerciale.
Secondo ANCIT nel 2022 il giro d’affari legato al tonno, spinto dall’inflazione, è salito di quasi il 12%, a 1,55 miliardi di euro. L’intero settore vale invece 1,87 miliardi grazie alle conserve di – in ordine di fatturato – acciughe, sgombri, salmone e sardine.
La produzione di tonno «è stata di 77.411 tonnellate, in flessione del 7,7% sul 2021» e «il volume del prodotto totale disponibile per il mercato italiano è sceso a 150.660 tonnellate (-5% sul 2021), circa 2,55 kg di consumo pro capite, mentre i consumi sul canale retail hanno sostanzialmente tenuto». Per il tonno all’olio d’oliva, che in Italia rappresenta il 90% del totale, i costi di produzione sono aumentati mediamente del 20-30%. Purtroppo, l’incremento di alcune materie prime, in particolare dell’olio, lascia presumere che la situazione si complicherà ulteriormente.
Il boom dei costi inizia dalle quotazioni dei tonni (pescati soprattutto nell’Oceano Pacifico) che sono cresciute anche del 30% a causa dei costi maggiori affrontati dalle navi da pesca (su tutti il carburante che serve anche per far funzionare le celle frigorifere) ma anche per effetto del riscaldamento delle acque, che spinge i tonni in profondità rendendone più difficile la cattura. Elemento che si va anche a intrecciare con le misure di fermo pesca necessarie a tutelare la sopravvivenza della specie e che difficilmente potrà rientrare nel breve periodo come in parte sta avvenendo per i costi energetici. C’è poi l’effetto cambio con il dollaro, cioè la moneta in cui si fissano i contratti per l’acquisto del tonno, che si è apprezzato sull’euro. In pochi mesi il prezzo ha avuto un rialzo del 10% dovuto solo al cambio.
Si metta nei panni dei consumatori. Il tonno si può ancora considerare un prodotto quasi immancabile nelle dispense familiari? Perché?
L’impatto dell’inflazione è stato importante anche per i consumatori e questo incide sulle scelte d’acquisto. Proprio per questo motivo credo che il tonno, soprattutto quello in scatola, riuscendo a mantenere prezzi accessibili può essere una risorsa importante per le famiglie, che possono mangiare un prodotto sano, sicuro e di qualità senza dover spendere cifre folli. Sicuramente speriamo che il mercato rientri presto su prezzi normali perché ad oggi notiamo troppa speculazione e finanziare la filiera produttiva diventa sempre più difficile. Teniamo presente le società conserviere devono finanziare up-front quasi 6 mesi di circolante per acquistare la materia prima, trasformarla e rimettere sul mercato un prodotto finito. Gli aumenti incidono tantissimo e la situazione inizia a preoccupare tanti operatori del settore.
È soddisfatto degli indicatori economici di Airone Seafood per il 2023?
Stiamo vivendo un momento di cambiamento del mercato e questo richiede un change-over strategico. Airone è pronta ad allargare i propri orizzonti promuovendo partnership per valorizzare la propria filiera integrata Italia e Costa d’Avorio.
Quali obiettivi si prefigge per il futuro dell’azienda?
Riteniamo che sia importante rafforzare la filiera che abbiamo creato promuovendo nuove forme di collaborazione con coloro che non operano nel golfo di Guinea se non per trasbordo di pesce. Abbiamo una capacità produttiva di qualità che possiamo valorizzare, migliorare e aumentare.