Crac Seat Pagine Gialle/ Intervista all’Avv. Giuseppe Fornari che spiega le ragioni dell’assoluzione
La recente sentenza della Corte d’Appello di Torino ha confermato l’assoluzione con formula piena dei quindici imputati coinvolti nel presunto crac di Seat Pagine Gialle.
Tra gli assolti anche l’amministratore delegato della società, assistito dall’Avvocato Giuseppe Fornari, founding partner di Fornari e Associati, affiancato dall’Avvocato Nicolò Biligotti e dal Dottor Pietro Frazzica.
Diritto & Affari ha intervistato l’avv. Fornari, chiedendo di raccontare il percorso legale, il ruolo che le trasformazioni tecnologiche hanno avuto nel caso e l’influenza della rilevante attenzione mediatica suscitata.
La Corte d’Appello ha confermato l’assoluzione del suo assistito, riconoscendo che il crac di Seat Pagine Gialle era non prevedibile e quindi non imputabile ai vertici aziendali. Può spiegare come l’evoluzione tecnologica, a partire dall’espansione degli smartphone e dei motori di ricerca, ha influito sulla sostenibilità finanziaria della società e come questo è stato dimostrato attraverso le prove e le argomentazioni presentate?
Sapremo quali argomenti hanno concretamente fondato la decisione della Corte solo con le motivazioni della sentenza.
Detto ciò l’impatto della rivoluzione tecnologica sul business di SEAT è stato uno dei temi principali di questo procedimento.
Essa ha infatti rappresentato l’evento inatteso ed imprevedibile che, nello sconvolgere il mercato delle inserzioni pubblicitarie, ha compromesso la capacità di SEAT di generare la “cassa” sufficiente per estinguere il debito contratto all’esito del LBO del 2004.
Di conseguenza quel debito che all’epoca della realizzazione dell’operazione di leveraged era certamente sostenibile per SEAT si è trasformato in un fardello insopportabile.
Riuscire a dimostrare quanto appena accennato è stato possibile grazie al lavoro eccellente svolto dai consulenti tecnici che hanno supportato le difese per tutta la durata del processo e, con specifico riferimento alla fase d’appello, all’equilibrio e alla competenza del collegio peritale nominato dalla Corte.
Gli esperti nominati dalla Corte sono infatti giunti alle medesime conclusioni dei tecnici di parte su quello che era e rimane il tema centrale di questo processo, ossia la sostenibilità del debito traslato su SEAT all’epoca dell’operazione.
Se infatti la rivoluzione non avesse reso imprevedibilmente obsoleto il core business di SEAT questa sarebbe riuscita a sostenere quel livello di indebitamento a prescindere dalla crescita che i Fondi di Private Equity auspicavano di realizzare attraverso le importanti innovazioni introdotte in SEAT dall’amministratore delegato e da tutta la nuova squadra manageriale appositamente predisposta.
Il processo ha visto il coinvolgimento di un ampio team di avvocati e consulenti. Come ha gestito il coordinamento tra i diversi esperti e quali sono stati i principali fattori strategici che hanno contribuito al successo della difesa in un caso di tale complessità?
Come anticipato, il ruolo dei consulenti tecnici è stato assolutamente fondamentale vista la centralità dei temi di natura economico-finanziaria sottesi alla vicenda.
Di conseguenza è stato necessario da un lato mettere i nostri esperti nelle migliori condizioni possibili attraverso un’intensa opera di coordinamento, dall’altro veicolare in maniera efficacie gli esiti delle loro analisi al giudicante.
Il successo di tali sforzi è sicuramente da attribuire alla capacità dell’intero collegio difensivo di operare in perfetta armonia, ripartendo al proprio interno l’immensa mole di lavoro necessaria per offrire al Tribunale prima e alla Corte d’Appello poi un fronte unito e coerente a cui hanno contribuito tutti i colleghi ed in particolare l’avv. Giuseppe Iannaccone, che difendeva la maggior parte degli imputati e il Prof. Francesco Mucciarelli che sempre apporta un contributo tecnico e di autorevolezza di altissimo profilo.
Questo contesto di grande collaborazione a me ha permesso di concentrare le energie nella difesa dell’amministratore delegato sui profili di maggiore delicatezza che sempre contraddistinguono la posizione dei soggetti di vertice nell’ambito dei procedimenti di tale portata.
Il caso Seat Pagine Gialle ha attirato una notevole attenzione mediatica. Quali sono state le principali difficoltà legali e pratiche nel gestire questa visibilità e come ha influito sull’approccio e sulla strategia della difesa durante il processo?
L’attenzione mediatica riservata a questo procedimento, come spesso accade, ha raggiunto il suo apice durante la fase delle indagini per poi andare a scemare durante il dibattimento.
Di conseguenza l’impatto già significativo dell’indagine sulla reputazione delle persone coinvolte è stato grandemente amplificato mentre non è stato dato quasi alcun risalto a quanto emerso nel corso del processo vero e proprio.
Tale dinamica, con cui purtroppo chi si occupa di diritto penale dell’economia è chiamato a confrontarsi quotidianamente, non deve mai minare la serenità del difensore.
Nell’ambito di questo processo il collegio difensivo, tutto composto da professionisti esperti nella gestione di procedimenti mediaticamente esposti, non si è infatti lasciato minimamente condizionare dalla pressione mediatica che ha contraddistinto la fase delle indagini e ha tenuto un grande riserbo per tutta la durata del procedimento.